l’ordine delle cose

finalmente trovare l’ordine delle cose, regolare il respiro e smettere di ripararsi dal sole. anche il rumoreggiare della città ha smesso di infastidirmi. mi piace camminare senza destinazione con le gocce di sudore sulla fronte, perdermi fra il ciabattare di arabi e i discorsi delle coppie che supero lungo il marciapiede.

mi stendo in un prato e leggo qualche pagina. è proprio vero che i libri acuiscono la nostra sensibilità verso il tempo e le cose tutte. così ho smesso di avere paura e assaporo una sigaretta, le tue labbra.

rido mentre cammino, mi disinteresso del futuro, dei passanti e delle responsabilità. ti bacio qui a valle giulia, o forse siamo da qualche altra parte, chi ci fa più caso? sono libero, fratello dei cani.

 

 

closure

today a part of me has died. and I cannot mourn, for I have forgotten all the synonyms of sadness.

il dolore dell’assenza è un fiume in piena, sforma gli argini. il dolore trabocca e diventa monodimensionale, appiattendo, ottundendo i sensi. tutto un rantolo ovattato, un nodo in gola, l’intreccio dei ‘e se’, ‘se solo’. il rimorso afono.

tutto ciò che è bello viene trascinato nel fango perché la vulnerabilità del bello ha bisogno della preservazione di chi sa riconoscerlo. ciò che è bello a questo mondo è sommerso dal continuo chiacchiericcio di fondo, da una meschinità dalla voce grossa che soverchia le argomentazioni della ragione.

possa la tua anima bella riposare una notte senza sogni,
ché qui senza le vostre anime luminose
inizia a fare un gran freddo
inizia a fare un gran buio.

& I’ve never felt
more alone
it feels so scary – getting old

misurare la distanza da me stesso.

Difficile ricapitolare se stessi dove l’ambiente esterno ha reso necessario mettere in piedi nuove barriere. Ho costruito un muro, l’ho decorato e gli ho dato un nome: anaffettività.
Ricapitolarsi.
Tornare ad amare è aprire la possibilità di un nuovo baratro, ma come accettarlo quando sono tante le sfide che strattonano le mie debolezze?
L’amore è compromesso. L’altro non ci apparterrà mai e, ancora più tragicamente, resta quell’eterna inquietudine di fondo, quel quesito senza risposta poiché oscura è la domanda stessa.
Chi sono io e che cosa cerco in te? Cosa cerco di riparare attraverso di te?

Accettare le tenebre.

Accettazione.
Dei limiti e delle debolezze.
Delle incomprensioni.
Accettare che l’altro non può essere costruito a nostra immagine e somiglianza, ennesimo capriccio di un dio egoista che vede solo se stesso, troppo tracotante per riconoscere la diversità e le tenebre dell’altro.

Amore è diventare quell’orizzonte di senso per l’altro. Aprirsi alla vulnerabilità.
Accettazione.
Compromesso.

Ed è lì il baratro:
accettare di non poter avere controllo; nessuna certezza e nessuna eternità francamente patetica.
La sfida più grande è quella dell’amore davvero eterno e senza briglie, quel che scrive Nietzsche in ‘Umano troppo umano’…

finché ti amerò, compirò nei tuoi confronti le azioni dell’amore; se cesserà di amarti, tu continuerai a ricevere da me le stesse azioni, anche se per motivi diversi.

Ma come?

Quando mi guardi, da qualche parte provo un senso di colpa perché mai sarò in grado di offrirti quello che suggeriscono i tuoi occhi. Ma forse non è questo il punto: le nostre domande sono diverse e diverse saranno quindi le nostre risposte. Quello che cerchiamo sarà sempre oscuro, ma ora quella tensione si è placata.
In me.
In te.
Diventa noi.

inverno 2016

la disubbidienza.

ritrovare nella disobbedienza un sentimento primitivo, in qualche modo parte della mia identità ininterrotta. ripenso all’adolescenza, lì dove questo sentimento non si è fatto solo passione tracotante, ma, anche, col tempo, un ordinato procedere dell’intelletto, laborioso nella decostruzione degli schemi interpretativi del reale.

col tempo ci si lascia alle spalle la rabbia sterile, quella che ti lascia sempre svuotato, stremato e soprattutto insoddisfatto.

si cresce e si impara ad accettare. forse si trova un compromesso fra la voluttà dei sensi e il desiderio del nulla. quale splendida trasmutazione alchimistica!

questo è vivere, questo è crescere: fare con passione e tenacia cose assurde e insensate cui è impossibile fornire alcuna giustificazione e che mettono chi le fa in una condizione di servitù, di rimorso e di ipocrisia.

per poi essere, finalmente, consapevolmente liberi.